Biografia

Sono nato a Roma nella tarda estate del 1976, periodo in cui la capitale era ancora una città ampiamente vivibile.
Ho sempre vissuto a Roma salvo lunghe parentesi estive in quel di San Felice Circeo, località ove conservo i miei più cari ricordi, e brevi permanenze a Varago, una piccola e silente frazione di campagna in provincia di Treviso.
Ho frequentato il liceo scientifico letteralmente all'ombra del Cupolone e subito dopo ho affrontato, con successo, la facoltà di Ingegneria Elettronica.

E' proprio negli anni universitari che ho maturato quella che oggi è una delle mie più intense passioni, il viaggio.
Viaggio che poi ho sublimato con altre passioni per così dire minori quali la musica, la lettura, la scrittura e lo sport, specialmente quello del continente nord americano.


Per mia fortuna ho potuto viaggiare molto e con una buona continuità sin dalla fine degli anni '80. Da quando ho iniziato non ho più smesso e non ho alcuna intenzione di farlo anche se so che prima o poi, volente o nolente, dovrò rallentare.

E allora da qui l'idea: quella di mettere per iscritto tutto il possibile. Non solo per poter rivivere un domani i momenti più interessanti del passato ma anche per mettere a disposizione dei miei futuri lettori le informazioni che ho appreso circa usi, costumi e abitudini dei vari paesi in giro per il mondo comprese tante descrizioni, perchè no, di luoghi, edifici e paesaggi.

Sono fermamente convinto che un individuo cresce, come persona, mediante la conoscenza di ciò che lo circonda confrontandosi in modo costruttivo con quanto di meglio (e magari anche di peggio) la società è riuscita a produrre ad altre longitudini e ad altre latitudini.
Il provincialismo, in effetti, uccide il processo di maturazione sociale.
E in questo il viaggio è una delle medicine più efficienti.


Come diceva Josè Saramago:
"Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito."